Tetris: Il gioco più famoso di sempre

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A più di 30 anni dalla sua nascita, il mitico gioco dei tetramini color pastello invade ancora i dispositivi di milioni e miliardi di utenti, riscuotendo un incredibile e del tutto inatteso successo, dovuto tutt’oggi a misteriose cause ed incomprensibili combinazioni di fattori.

E nonostante a primo acchito non esista una reale motivazione per la quale questo così semplice giochino abbia riscosso così tanto seguito – e a distanza di molti anni sia quotidianamente giocato da una porzione non così indifferente della popolazione mondiale – le ragioni del suo successo sono nascoste dietro la sua semplicità e dietro l’avvincente storia della sua nascita.

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La nascita del Tetris

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Il videogioco di logica e ragionamento venne inventato dal programmatore russo Aleksej Leonidovič Pažitnov il 6 giugno 1984, mentre lavorava per l’Accademia delle Scienze dell’URSS di Mosca; la sua fonte di ispirazione furono i pentamini, dei polinomi composti da cinque quadrati identici e connessi tra loro lungo alcuni dei lati di ciascuno.

Non essendo stato brevettato, il gioco divenne virale e disponibile per qualsiasi dispositivo, console e sistema operativo e questo permise la tua totale diffusione, specie alla fine degli anni ‘80, quando riscosse uno schiacciante successo anche perché venduto in bundle con la prima versione del Game Boy.

La psicologia del Tetris

Molti sono coloro che sostengono che il Tetris debba il suo successo, non tanto alla semplicità di gioco, al suo fascino, né alle travolgenti basi musicali russe popolari, quanto più ad un’innata necessità e ad una spinta psicologica radicata nell’ordine e nell’esigenza di ordinare e mantenere tali gli elementi che compongono la nostra visuale, un po’ come quando sentiamo l’esigenza di mantenere pulita e sistemata la nostra scrivania.

Si tratta, perciò, di un atteggiamento involontario ed incontrollabile, che fa parte di noi, e su cui – forse fortuitamente – il vecchio Aleksej Leonidovič Pažitnov ha deciso di far leva, rendendo chi gioca particolarmente dipendente da esso, se non quasi ossessionato.

Una teoria interessante è quella sviluppata dalla psicologa russa Bluma Zeigarnik, la quale, ha definito proprio effetto Zeigarnik, quello secondo il quale i compiti incompleti rimangono fissi nella memoria, talvolta tormentando l’individuo – più spesso nei casi in cui non sovviene alla memoria l’incarico affidato – e spingendolo a completare ciascuno dei compiti lasciti in sospeso.

Questo effetto può presentarsi anche in presenza di quesiti a cui non viene data una risposta, dove le domande rimangono impresse nella mente fino a quando non viene fornita una risposta corretta.

È ed anche questo lo stesso tipo di effetto che si applica al Tetris. Il gioco attira la nostra attenzione fornendoci costantemente dei livelli da completare, dei compiti da portare a termine, dandoci la stessa sensazione di insaziabilità di quando, ad esempio, si inizia una discussione ma non si arriva al punto focale della stessa, o semplicemente non la si finisce.

Ogni azione del gioco ci consente di risolvere parte del puzzle, riempiendo una o più righe in modo che la stessa scompaia, ma la probabilità che questo generi un ennesimo lavoro incompiuto, un compito da portare a termine che si accumula agli altri, è sempre molto alta, se non addirittura scontata.

Una catena di lavoro incompiuto, una catena di attività risolte a metà che stressano il giocatore e lo protraggono nello stesso limbo per ore.

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